di Luca Colantoni
Euronews si è fermata per un giorno, ma il suo canale in italiano rischia di fermarsi per sempre. A Lione, sede della All News Europea, giornalisti e tecnici hanno incrociato le braccia. Una giornata di sciopero indetta dal Sindacato Francese Giornalisti (SNJ) in protesta contro i tagli previsti dal secondo piano di ristrutturazione presentato lo scorso novembre dall’Ad Michael Peters. “La direzione di Euronews sta pianificando il taglio di circa 50 posti di lavoro e il licenziamento di 30 giornalisti sui 202 attualmente a tempo pieno. Un piano non in linea con le ambizioni del canale”. Questo si legge nel comunicato SNJ. Euronews dispone di 12 edizioni linguistiche, ma a pagare più degli altri sarà proprio il canale italiano che che nel corso degli anni ha aiutato nella propria formazione giornalistica decine di giornalisti, tra assunti e freelance.
La redazione italiana è formata oggi da 17 giornalisti, che lavorano per il canale televisivo e curano allo stesso tempo il sito web in italiano. Leggendo il piano di ristrutturazione dell’azienda del magnate egiziano Sawiris, l’italiano sparirebbe come canale televisivo autonomo e resterebbe solo il sito web con la redazione che passerebbe da 17 persone a 10. Sei i licenziamenti richiesti all’equipe italiana, inspiegabilmente la più colpita dai tagli. Neppure il rispetto per quell’Italia che è il Paese fondatore di Euronews nel 1993 quando l’allora vicedirettore generale della Rai, Massimo Fichera, vicepresidente anche dell’Eurovisione, lanciò l’idea di un canale che contrastasse il monopolio della Cnn e ne divenne anche il primo presidente.
Nessun rispetto per la stessa Rai che, comunque ad oggi, detiene una quota minima (il 2,7) delle azioni di Euronews che, tra l’altro, ha in Paolo Garimberti un presidente del consiglio di sorveglianza italiano.
Dunque, se non cambieranno le cose, Italia fuori dalla messa in onda e presente solo sul web penalizzando le tante professionalità presenti, sia sul posto tra gli assunti, sia tra i freelance che storicamente partono dall’Italia alla volta di Lione ed entrano a far parte della redazione per brevi periodi. Proprio a Lione c’è una parte della vita professionale di molti colleghi. Euronews è stato un aiuto fondamentale nei momenti difficili dei più precari. Personalmente, dal 2009, è stata e spero sarà ancora finita l’emergenza sanitaria, una storia ricca di aerei presi e centinaia di pezzi fatti.
Una parte che non posso dimenticare per le tante chiacchiere fatte con colleghi di ogni parte d’Europa, ognuno a far forza all’altro durante eventi avversi di uno o l’altro Paese. Storie di amicizia e lavoro, una sorta di Erasmus del giornalismo. La gente che lavora e che ha bisogno di lavorare, non può pagare per colpe altrui. Si parla tanto di Unione Europea, Euronews dovrebbe esserne l’incarnazione giornalistica, ma ai suoi vertici stanno facendo di tutto per disintegrarla con una forzata, e non richiesta, Italexit.