Di Antonio Moscatello
Chi decide cosa è notizia e cosa non lo è? Nel campo della cronaca giudiziaria, sulla base dell’applicazione della riforma Cartabia, oggi è il capo di una Procura. È, questo, un esito distorto e distorsivo di un provvedimento che avrebbe dovuto rafforzare il sacrosanto principio della “presunzione d’innocenza” degli indagati e invece si è trasformato nel nostro Paese in una torsione della libertà di stampa e del diritto dei cittadini a essere informati.
I concetti di rilevanza sociale e di interesse pubblico sono alla base della definizione della notizia. E coloro che sono titolati a valutarli e vengono formati a farlo sono i giornalisti. Ferme restando le regole in materia di segreto istruttorio, è sacro il dovere dei giornalisti di cercare e diffondere le notizie, tenendo presente la stella polare della deontologia professionale.
La via da percorrere per avere un corretto rapporto tra stampa e magistratura non è quella di imporre antistoriche censure, ma di attivare una corretta collaborazione con procure e tribunali in modo che si attivi una comunicazione puntuale da parte dell’istituzione e una cura nel rispettare esigenze di segretezza di specifici atti da parte dei colleghi. Questa forma di virtuosa relazione già esiste in una realtà come Viterbo, dove è stato sottoscritto un accordo con la Procura e il Tribunale, e funziona.
Informazione@Futuro pertanto aderisce convintamente alla mobilitazione di martedì 8 novembre, nel primo anniversario della riforma Cartabia, per ribadire il diritto di fare cronaca e il diritto dei cittadini a essere correttamente e puntualmente informati.