di Gianni Dragoni, Carlo Picozza, Pietro Suber
Il diritto dei cittadini ad una informazione affidabile, di qualità e indipendente, presuppone che i giornalisti siano messi in grado di operare con adeguate tutele e senza sottostare ad un costante ricatto economico.
Oggi nel nostro paese il 65% dei giornalisti attivi non sono dipendenti e la maggior parte è sottopagata, a pochi euro al pezzo (in gran parte dai 3 ai 15 euro lordi, con spese e contributi a carico). Un collaboratore esterno viene a costare all’editore 6/7 volte meno rispetto ad un dipendente, e la maggior parte dei giornalisti autonomi guadagna oggi una media di circa 10 mila euro lordi l’anno. Da qui la necessità di stabilire al più presto un equo compenso per i giornalisti autonomi, sottoposti per lo più a sfruttamento e a condizioni di “lavoro povero”.
Le varie disposizioni di legge al riguardo che si sono succedute dal 2012 ad oggi non hanno portato sostanziali benefici tenendo conto che, per i giornalisti, non sono stati ancora emanati, per problematiche e ritardi di vario genere, dei parametri di compenso dal ministero di Giustizia, così come previsto dalla Legge 27 del 24/3/2012.
Su una situazione così gravemente deficitaria pesa anche la mancata attuazione, da parte dell’Ordine regionale del Lazio, della Carta di Firenze, lo statuto approvato nel 2012 da Ordine nazionale e FNSI per ridare dignità alla professione di giornalista e combattere lo sfruttamento in favore di un’informazione di qualità.
Una importante Carta deontologica che si compone di quattro articoli che prevedono in sostanza la garanzia (per tutti i giornalisti, dipendenti ed autonomi) di “una equa retribuzione che permetta al lavoratore e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa, ponendo un freno alle pratiche di sfruttamento del lavoro, favorendo, attraverso adeguati trattamenti economici, di percorsi di regolarizzazione contrattuale ed avviamento a contratti a tempo indeterminato”.
La Carta di Firenze, inserita anche nello statuto dell’Associazione Stampa Romana, avrebbe dovuto a livello territoriale vigilare sul rispetto, i tempi, le condizioni negoziali e relativi pagamenti. Nonostante altri Ordini e sindacati regionali abbiano varato da tempo una commissione paritetica per applicare e monitorare la Carta di Firenze in relazione allo sfruttamento del “lavoro povero” l’Ordine dei giornalisti del Lazio non ha ancora provveduto al proposito.
Come consiglieri di minoranza dell’Ordine dei giornalisti del Lazio chiediamo che questa lacuna venga colmata al più presto