di Filippo Barone – cdr approfondimenti Rai
Si muove qualcosa, finalmente. Il riconoscimento di testata per i programmi di informazione nelle reti Rai è diventato una questione di cui Azienda e Sindacato parlano.
È una novità per l’Azienda. L’amministratore delegato Roberto Sergio ha comunicato al rappresentante dei lavoratori Davide Di Pietro di aver dato mandato per verificare la fattibilità di quanto richiesto nella petizione. Sono segnali importanti per noi di apertura su un tema centrale per la nostra professione dentro la Rai, e che premiano la petizione di 170 giornalisti Rai presentata lo scorso 17 maggio direttamente nelle mani dell’ Ad Sergio.
È una novità per l’agenda sindacale. Nell’ultima assemblea dei Cdr, il 19 giugno, Usigrai ha messo per la prima volta al centro della riunione il tema testate in rete, l’abolizione dei “perimetri” di programmi riconosciuti come giornalistici e quello della cd “Fase2”, ossia i giornalisti che attendono la regolarizzazione dei contratti.
Il problema testata. I programmi di informazione che vediamo nelle reti Rai – da Report ad Agorà – a differenza dei Tg non sono coperte da una testata: ciò significa che non hanno un direttore responsabile pur essendo realizzate da giornalisti che svolgono il loro lavoro con tutti gli obblighi imposti dalla legge e carte deontologiche e con la stessa professionalità dei colleghi sotto testata.
Il risultato di questa anomalia è l’assenza di una linea gerarchica nell’organizzazione del lavoro giornalistico; l’assenza di condivisione della responsabilità civile e penale dei giornalisti con i loro superiori; agibilità sindacale solo parziale (i cdr non hanno un direttore responsabile quindi non hanno il loro interlocutore naturale); l’assenza di una percorso di carriera per tutti (solo i fortunati che rientrano i perimetri di programmi decisi di volta in volta da Azienda e Usigrai possono accedere ai gradi di caposervizio e inviato); la frequente ingerenza da parte di personale non giornalistico nell’attività giornalistica. Non per ultimo, il far west del precariato e dei cronisti con contratti non giornalistici.
Il percorso. La testata non è ancora realizzata, ma la strada sembra segnata. Quello che agli occhi di tutti è un dovere imprescindibile di ogni editore, è frutto invece di una salita lunga e ripida, puntellata da momenti critici e da un certo ostruzionismo da parte di chi da sempre considera il rispetto della legge sulla stampa in Rete come velleitario.
A onor del vero negli ultimi anni, a fianco al gruppo spontaneo di giornalisti Rai per la testata c’è stata la corrente sindacale Informazione Futuro che ha fatto propria la questione, in due congressi. Diversi membri del gruppo dirigente hanno appoggiato la petizione sul tema. Negli ultimi mesi, anche Pluralismo e libertà (confluita in gran parte in Unirai) ha appoggiato la petizione.
Più critica Controcorrente: non piaceva il nostro metodo, le iniziative dal basso, e i tempi descritti come prematuri. Per spiegare come questa battaglia non è stata velleitaria, né prematura o avventata, ripercorriamo alcuni passaggi, fin dove ci porta la memoria:
2015. Il primo tentativo di regolarizzare il giornalismo in Rete fu una petizione lanciata da tutti i giornalisti di Annozero, una trentina, e risale al 2015. Preistoria.
2018. La seconda petizione di giornalisti Rai – anche questa giacobina – risale a fine 2018, sponsorizzata dall’allora rappresentante dei lavoratori Rai Riccardo Laganà, per superare il conflitto da giornalisti e personale non giornalistico.
2019. L’anno seguente, una seconda petizione dal basso richiedeva la nascita di una direzione approfondimento per i programmi di informazione in Rete con regolare testata. Si è fatta la direzione, ma non la testata.
2021. A novembre sono stati i colleghi appena regolarizzati con il giusto contratto a farsi carico della richiesta di una regolare testata. Si presentano al congresso Usigrai con la bandiera di Infofuturo e presentano la loro mozione che viene approvata, ma resta disattesa da Usigrai.
2023. Infofuturo carica in barca la mia candidatura per il Congresso di Stampa romana con il manifesto obiettivo di portare in quella sede la questione della testata. Cosa avvenuta con una mozione. Anche in questo caso, la mozione non vede ulteriori sviluppi dopo il Congresso.
2024. Arriviamo alla petizione lanciata mesi fa da alcuni colleghi delle reti Rai. Arrivati a 167 firme, il 17 maggio viene presentata nelle mani dell’Amministratore delegato Roberto Sergio da due rappresentanti del comitato promotore, Stefano Maria Bianchi e il sottoscritto, accompagnati dal rappresentante dei lavoratori Davide Di Pietro.
L’Amministratore delegato dimostra di conoscere la questione e di condividerne le motivazioni: in quell’occasione promete di farsene carico. Dopo neanche un mese riferisce a Davide Di Pietro di aver avviato la macchina.