di Vanna Palumbo
La nostra casa, un tempo riparo sicuro di tutti i giornalisti, quelli in difficoltà o anche solo animati dalla passione per il “mestiere più bello del mondo”e per la sua difesa, la nostra Fnsi, ha bisogno di una profonda ristrutturazione…
Appena terminato, il XXIX Congresso di Riccione aperto nel giorno di San Valentino, già pone urgente l’interrogativo di quale sia il ‘progetto’ innovativo -sono stati rinnovati gli organismi e le cariche apicali- atto a mettere in sicurezza l’intero edificio dei diritti dei giornalisti, a partire dal loro Contratto nazionale, rispetto alle scosse telluriche del mercato dell’editoria, all’inarrestabile diaspora involontaria che ne è seguita, e per garantire un tetto di diritti e tutele a chi oggi racconta i fatti del mondo -spesso dai suoi confini- senza alcuna garanzia (persino assicurativa) rispetto ai vari fronti di rischio, a chi campa in regime di bassa intensità salariale, a chi non rinuncia a vivere di un lavoro speciale, libero e creativo, che contribuisce, e come!, alla robustezza del nostro sistema democratico.
Se queste sono le premesse, grande è la responsabilità di chi, calato il sipario sui lavori di Riccione, è oggi chiamato da un’ampia maggioranza al difficile ruolo di amministratore di questa antica e gloriosa casa, la nostra Federazione, che proprio una temperie avversa abbattutasi sul settore richiederebbe essere sempre più la casa di tutti i giornalisti e di tutti i giornalismi.
Nessuno possiede la formula magica di risoluzione dei problemi che si sono abbattuti sulla categoria nel rapido lasso di tempo che ci separa dalla multimedialità dei primi anni 2000, e che ci ha condotto prima a doverci attrezzare per la modernizzazione del settore, poi a quell’inafferrabile algoritmo -divenuto improvvisamente la controparte di ogni negoziato- ed al contempo, ai processi di digitalizzazione che stanno mutando la natura stessa del lavoro artigianale del giornalista.
Una rivoluzione epocale e spiazzante, focalizzata in molti degli interventi -anche esterni- che si sono succeduti dalla tribuna di Riccione, di fronte alla quale sarebbe utile ogni sforzo di elaborazione, ogni idea programmatica, ogni guizzo prospettico. E proprio per questo la proposta della minoranza, numerica ma non politica, che a Riccione si è coalizzata intorno alla candidatura del Presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, Paolo Perucchini, mirava ad un lavoro comune, a lavorare INSIEME!
La finalità era alta -recuperare stabilità, solidità, prestigio alla professione ed al Sindacato- ma la proposta non è stata raccolta.
Il Sindacato dovrà però tornare comunque ad essere la Casa comune dei Giornalisti, di tutti i giornalisti, la loro Casa. E dunque si ricomincerà dai territori, trincee ed avamposti nella difesa del lavoro giornalistico. Dalle associazioni regionali Associazione Stampa Roma, Associazione Lombarda Giornalisti, La Subalpina, che nel Lazio, Lombardia e Piemonte, renderanno chiaro ed apprezzabile all’intera comunità di colleghe e colleghi, con un lavoro nuovo che inizia ora e sulla base dell’esperienza ricchissima già sviluppata fin qui, cosa vuol dire lavorare INSIEME, cosa vuol dire CASA COMUNE di tutti i giornalisti.
La restrizione alla libertà di stampa non è un fake news: fragilità lavorativa, tagli d’organico, intimidazioni, sottosalari, demansionamenti, turni massacranti, multitasking per gli inviati, ricorso smodato alle collaborazioni esterne, sfruttamento delle giovani leve stanno mortificando la professione. Dobbiamo recuperare il terreno perduto e rilanciare con forza e determinazione l’azione sindacale che è mancata di fronte all’offensiva di editori o manager avvezzi ad altri interessi, desensibilizzati alle finalità dell’informazione e sordi al suo richiamo democratico e costituzionale.
Fra pochi giorni, al Congresso di Stampa Romana, lo sforzo generoso di rendere sempre più comune, accogliente, solidale la Casa dei giornalisti, anche dei giovani colleghi dispersi nel web e nelle nuove formule, spesso insidiose, dei canali informativi, la determinazione di restituire al Sindacato il suo significato e la sua funzione più autentici ed originari, saranno percettibili nei programmi e negli intenti della dirigenza e della leadership che esprimeremo, tutti insieme, valorizzando le idee più forti, le energie migliori, le capacità e le disponibilità a lavorare per l’inclusione, partecipando attivamente al progetto di rilancio e rafforzamento di Stampa Romana, del mestiere di giornalista, del bene comune dell’Informazione.
Il tempo è adesso!