di Gianni Dragoni e Tiziana Stella – Consiglieri di amministrazione del Fondo pensione complementare dei giornalisti, eletti nella lista Fondo Sicuro
Per gli iscritti al Fondo pensione complementare dei giornalisti quest’anno ci sono brutte notizie. La guerra tra Russia e Ucraina, l’inflazione che ne è seguita per l’esplosione dei prezzi dell’energia e delle materie prime, gli aumenti dei tassi d’interesse decisi dalle banche centrali hanno avuto conseguenze devastanti sui mercati finanziari, dalle azioni alle obbligazioni, compresi i titoli di Stato.
Per tutti i fondi pensione, che investono in questi mercati, il 2022 è un anno nero. Il rendimento degli investimenti è negativo e quindi tutti hanno perso soldi. Questo significa che il tesoretto che ogni iscritto al Fondo giornalisti aveva accumulato alla fine del 2021 nel corso di quest’anno si è svalutato, è diventato più piccolo.
A differenza del Tfr, che per legge viene rivalutato ogni anno (l’15% fisso più il 75% dell’inflazione), il rendimento dei fondi pensione non è garantito.
Nei primi dieci mesi del 2022 è negativo il rendimento di tutti i comparti del Fondo dei giornalisti. Fa eccezione solo il “garantito” (+0,80% in 10 mesi), che è chiuso a nuovi ingressi. Il comparto breve termine dal 1° gennaio al 31 ottobre ha perso il 2,14%; il medio termine (ex “Prudente”), nel quale c’è la quota più alta del patrimonio di circa 700 milioni di euro gestito dal Fondo, ha perso l’11,97%; il lungo termine (ex “Mix”), il secondo comparto più importante, ha perso il 14,18 per cento.
Ognuno può consultare questi dati nel sito del Fondo, alla voce “gestione finanziaria”, che è aperta a tutti. Il valore aggiornato delle quote viene pubblicato ogni mese. Basta un rapido confronto con i dati di fine 2021 per notare che per il breve termine il valore di ogni quota è diminuito da 10.080 euro di fine 2021 a 9.864 di fine ottobre (-2,14%), per il medio termine da 17.953 euro a 15.804 (-11,97%), per il lungo termine da 20.000 euro a 17.165 (-14,18%).
Si prevede che con i dati (non ancora pubblicati) di novembre, un mese positivo sui mercati finanziari, ci sarà un piccolo recupero, circa un punto percentuale per il medio e il lungo termine. Ma è indubbio che il consuntivo dell’intero 2022 sarà negativo. Peraltro anche nella prima metà di dicembre i mercati hanno avuto un andamento negativo.
Alcuni sostengono che questa crisi sia la peggiore da decenni. L’ultimo anno con un rendimento negativo per il Fondo giornalisti era stato il 2018, ma con perdite inferiori a quest’anno (-2,82% per il medio termine, -4,93% il lungo; il comparto breve termine è nato nel luglio 2020), erano seguiti tre anni di rendimenti positivi dal 2019
al 2021. In precedenza, c’erano state le perdite del 2011 (-2,36% il medio termine, – 7,82% il lungo) e quelle pesanti del 2008 (-7,25% il medio, -18,02% il lungo).
I tecnici di finanza consulenti del Fondo osservano che nel lungo periodo (10-20 anni) il rendimento del Fondo giornalisti è positivo e superiore a quello del Tfr. Tuttavia è innegabile che chi ha necessità di riscattare il capitale o cominciare a incassare la rendita in una fase di forti ribassi come l’attuale subisce una perdita importante. Gli altri possono sperare in un recupero dei mercati in futuro. Ma non ci sono garanzie che i risultati del passato si ripetano in futuro. Se ci si basa sugli andamenti storici, sarebbero necessari almeno tre-quattro anni positivi per recuperare le perdite del 2022 dei comparti medio e lungo termine.
Un’altra novità del Fondo è l’avvio della procedura di selezione di un nuovo direttore generale. Il bando è pubblicato sul sito del Fondo. Le candidature vanno presentate entro mezzanotte del 15 gennaio 2023. Si cerca un d.g. a tempo pieno, con un contratto di tre anni. Il consiglio di amministrazione ha finalmente deciso di cambiare passo rispetto alla scelta controversa fatta dal precedente cda nel giugno 2020, quando gli editori imposero come d.g. un loro rappresentante in consiglio, Marco Micocci, attuario consulente dell’Inpgi che ha fatto le proiezioni dei conti per verificare la sostenibilità della gestione principale (Inpgi 1), quella finita in dissesto e assorbita dall’Inps.
La nomina di Micocci fu avversata da tutti i giornalisti in cda, indipendentemente dalla lista elettorale che rappresentavano. Ci sarebbe stato uno stallo, perché le rappresentanze sono paritetiche, sei consiglieri designati dagli editori e altrettanti eletti dai giornalisti. Per far passare la proposta Micocci si autovotò, ma questo ancora non bastava. L’allora presidente del Fondo, Alessandro Serrau, fece valere la norma che consente in caso di parità di valutare doppio il voto del presidente.
Noi giornalisti volevamo un direttore scelto sul mercato per le sue competenze e per la necessità di far fronte ai nuovi regolamenti. I nostri rappresentanti in quel cda hanno ottenuto di avviare una selezione con un bando pubblico, al quale si sono presentati oltre venti candidati, alcuni di altissimo livello già ai vertici di altri istituti previdenziali. Gli editori, con una certa disinvoltura rispetto ai criteri di “assenza di conflitti di interesse” previsti dal bando, hanno consentito la candidatura di un loro consigliere.
Gli editori avevano portato avanti la candidatura di Micocci già prima dell’avvio del bando e poi, a ogni passaggio, avevano fatto in modo di mantenerlo nella lista che via via selezionava i candidati. Nella short list gli altri candidati vantavano requisiti professionali di alto livello. Una cosa è guidare un fondo complementare o aver
guidato un istituto previdenziale, un’altra è fare l’attuario. Gli altri candidati sarebbero stati ingaggiati a tempo pieno, mentre Micocci è anche docente universitario e svolge un’attività di consulenza attuariale. Per questo il suo incarico è a tempo parziale, remunerato con un compenso di 80mila euro lordi all’anno, oltre all’Iva. Sarà anche per questo che Micocci negli uffici del Fondo giornalisti non c’è quasi mai, lo si vede quando ci sono riunioni del cda o di alcune commissioni.
Il contratto di Micocci scade il 31 dicembre prossimo. Noi due rappresentanti della Lista Fondo Sicuro, in cui convergono le componenti di Informazione@futuro, Puntoeacapo, Senza Bavaglio, Unità Sindacale-Mil, subito dopo le elezioni del cda svoltesi alla fine di maggio di quest’anno abbiamo chiesto ai quattro giornalisti eletti nell’altra lista, di Controcorrente, che esprime anche la nuova presidente del Fondo, di decidere rapidamente una procedura di selezione per la ricerca di un nuovo d.g. a tempo pieno. Si è arrivati a questa decisione solo a ridosso della scadenza del contratto, anche i consiglieri che rappresentano gli editori si sono detti d’accordo.
Da notare che nel cda è ancora presente Micocci, gli editori lo hanno confermato nel nuovo consiglio che si è insediato a fine giugno. Anche il d.g. uscente potrà partecipare, se lo vorrà, alla selezione. A nostro avviso chi è in cda non dovrebbe fare il direttore né avere altri incarichi, pertanto se fa una cosa non potrebbe fare l’altra. Secondo voci che circolano al Fondo Micocci non avrebbe intenzione di candidarsi. L’incarico di d.g. gli verrà prorogato almeno fino al 31 marzo, finché non sarà insediato il nuovo direttore. Secondo quanto detto pubblicamente da alcuni consiglieri in quota editori Micocci in futuro potrebbe svolgere l’incarico di attuario per il Fondo. Ci batteremo perché non si perpetuino conflitti d’interesse e non ci siano baratti “politici” che consentano a chi, stando in cda, smessi i panni del direttore generale indossi quelli del consulente.