di Antonio Moscatello – Portavoce Informazione@Futuro
A noi giornalisti piacciono le notizie. E abbiamo una notizia: Stampa romana si è aggiudicata in questi giorni un bando europeo da 250mila euro denominato DIGITOO, rivolto allo sviluppo delle competenze digitali degli studenti delle scuole secondarie, come capofila di un partenariato internazionale da Stampa romana stessa organizzato e che coinvolge associazioni e istituti italiani, tedeschi, sloveni, turchi e spagnoli. E, che piaccia o no, fare sindacato oggi è anche questo.
Ostinatamente abbiamo perseguito un obiettivo negli anni in cui la nostra componente ha espresso il governo di Stampa romana: il sindacato, che non può essere un residuo novecentesco talvolta scambiato come piattaforma per scalate di carriera, si deve proporre come una comunità di persone in grado di fornire risposte e servizi ai suoi associati e alla più ampia platea dei giornalisti. Non solo: deve essere in grado di tracciare una strada, di immaginare il cambiamento per affrontarlo con consapevolezza e, se possibile, di indirizzarlo.
Questo vuol dire certamente esserci sia sulle grandi battaglie di principio per la libertà di stampa in Italia e anche all’estero, sia sul terreno del confronto con gli editori, con i decisori politici, col mondo delle associazioni e dei sindacati degli altri settori; ed esserci con spirito unitario, ma critico e coerente con i nostri principi. Ma vuol dire anche affrontare le quotidiane esigenze dell’ormai articolato mondo dei giornalisti, che è differenziato in termini di professionalità, piattaforme e persino generazioni. Cioè dobbiamo anche prospettare una via d’accesso al futuro.
Per questo è stato fondamentale che Stampa romana abbia investito sul futuro, non solo sul suo futuro, ma sul futuro della professione. E per investire bisognava dedicare attenzione alla sostenibilità economica della nostra associazione. L’abbiamo fatto, anche a costo di esporci al fuoco di fila di attacchi pretestuosi e talvolta volgarmente personali come quelli subiti dal segretario dell’ASR Lazzaro Pappagallo, e siamo orgogliosi di avere un’associazione capace coi suoi bilanci di mettere a disposizione dei colleghi degli attivi, sia in forma di sostegni diretti quando necessario nella fase terribile che stiamo vivendo, sia nella forma di formazione di qualità, riconosciuta da tutti, per aggiornare e costruire le professionalità dell’oggi e del domani.
Se siamo in grado di vincere bandi europei, se Stampa romana è diventata un modello di come si può essere sindacato difendendo i propri valori ed entrando nel futuro digitale con gli occhi aperti, senza restare ferma al secolo, anzi al millennio ormai passato, è proprio perché abbiamo scelto di essere un sindacato di servizio e dinamico.
Non possiamo però nasconderci che ci sono di fronte a noi sfide da far tremare le vene ai polsi. Come noi avevamo previsto, il panorama delle istituzioni di settore avrebbe vissuto un momento difficile dovuto alla situazione dei conti dell’Inpgi. Una criticità riconosciuta dal legislatore, che ha giustamente deciso di mettere al sicuro le pensioni dell’Inpgi 1 con la transizione all’Inps. Resta tuttavia una questione aperta, che si collega alla sopravvivenza stessa del sindacato dei giornalisti: la questione dello statuto di ciò che rimane dell’Inpgi. Parliamo della cassaforte delle pensioni dei giornalisti non contrattualizzati, che non può e non deve trasformarsi in un “bancomat” per il sindacato. Anche perché questo avrebbe conseguenze letali in termini di credibilità e persino di rappresentatività del sindacato stesso.
Noi siamo fermamente convinti che l’esperienza di Stampa romana fornisca una strada, una risposta: un sindacato che sia in grado di alimentare le sue attività grazie agli iscritti e ai servizi che fornisce, un sindacato che punti sul fatto che la sua utilità venga percepita e riconosciuta dai colleghi, che sia capace di aprire le porte per far entrare aria nuova, che sappia affrontare la sfida digitale stando un passo avanti alle controparti.
Quest’ultima esigenza è fondamentale, perché va riaperto un confronto per il rinnovo del Contratto nazionale dei giornalisti. La categoria ha perduto reddito in maniera drammatica ed è necessario ridefinire regole e dimensione economica. Insomma, la trattativa contrattuale va sbloccata e, per farlo, l’unica strada è quella di avere una visione innovativa, avanzata e legata a un’analisi fattuale del mercato dell’informazione che ha ormai dimensioni più ampie e articolate di quanto non fosse in passato.
Un contratto inclusivo, che sia “il Contratto”, non “un contratto” o, peggio, “un altro contratto”. Perché non sarà con la frammentazione contrattuale, con la creazione di tanti micro-contratti sempre più punitivi per la categoria, che riusciremo a uscire da un’impasse alla quale ci ha condannato anche l’immobilismo dell’attuale vertice sindacale nazionale nell’affrontare uno smottamento sempre più veloce dello status e delle retribuzioni dei giornalisti italiani.
Serve insomma un nuovo Contratto nazionale. E deve essere qualcosa di più di una fotografia del presente o di una sommatoria delle richieste dell’una o dell’altra parte: deve essere un progetto, un patto capace di portare l’informazione verso una nuova sponda. Il rischio, se non affronteremo questa trattativa con uno spirito innovativo e inclusivo, è che la nostra categoria diventi sempre più povera e residuale.
Gli anni a Stampa romana ci hanno insegnato che se si aprono le porte e si fanno entrare i colleghi, arrivano risposte, stimoli, proposte, progetti e risultati. Il sindacato non può essere tetragono alla voce di coloro che rappresenta, non può essere distante e impermeabile. Polveroso e arroccato nelle sue stanze. Va riformato, anche nelle sue regole interne, per tornare a essere utile alla categoria. Per essere accogliente, inclusivo, capace di valorizzare le differenze e nello stesso tempo di riaffermare i valori solidaristici che sono alla sua base.
Per questo, riteniamo che il “modello Stampa romana” non solo vada preservato, per proseguire un lavoro e arricchire ulteriormente un tesoro di credibilità acquisita, ma vada proposto ai colleghi anche a livello nazionale. Perché noi crediamo che l’unità sia un valore, ma come tutti i valori deve confrontarsi continuamente col presente per proporsi al futuro con rinnovato vigore. Quindi chiediamo di dare forza al lavoro fatto a Stampa romana, assicurandone la continuità col vostro voto a livello regionale, e di sostenerlo sul piano nazionale come progetto di rinnovamento, votando Informazione@Futuro alle prossime elezioni congressuali.