di Coordinamento Infofuturo per la Rai
Se collassa la Rai…
Le date sono importanti.
30 gennaio: primi due casi di coronavirus in Italia. E’ una coppia di cinesi che viene ricoverata allo Spallanzani di Roma. Immediatamente Il Governo blocca tutti i voli da e per la Cina e il 31 gennaio dichiara lo Stato di Emergenza, stanzia i primi fondi e nomina Commissario straordinario il Capo della protezione civile Angelo Borrelli.
18 febbraio: primo caso di coronavirus su un italiano. Vive in Lombardia, a Codogno Monzese. Esperti virologi italiani di fama internazionale lanciano subito l’allarme: il virus è molto contagioso e al momento non ci sono cure né vaccini. Nel giro di poche ore, di pochi giorni, il contagio si estende In Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Liguria…
23 febbraio: il Consiglio dei Ministri vara un Decreto Legge: divieto di accesso e allontanamento nei Comuni dove sono presenti focolai e sospensione di manifestazioni ed eventi. A stretto giro, cinque Decreti attuativi del Presidente del Consiglio… Intanto l’epidemia si propaga: lambisce e s’insedia praticamente in tutta la Penisola.
9 marzo: l’Italia intera diventa “Zona Protetta”. Lo intima un nuovo Decreto del Presidente del Consiglio. Il provvedimento estende le misure restrittive, applicate in Lombardia e in 14 province del nord, a tutto il Territorio Nazionale: limita gli spostamenti delle persone, blocca le manifestazioni sportive, sospende in tutto il Paese l’attività didattica nelle scuole e nelle università. Il nuovo Dpcm avrà efficacia fino al 3 aprile.
Intanto il virus non risparmia nessuno. Si ammalano Portantini, Infermieri e Medici, quelli in prima linea nei Pronto Soccorso, negli Ospedali e nelle Cliniche. Si ammalano Impiegati e Dirigenti, Cancellieri e Magistrati, Governatori, Assessori e Sindaci.
Contraggono il virus anche molti Operatori dell’Informazione, coloro che sin dai primissimi giorni “Inviati” nelle zone colpite dalle loro Aziende Editoriali e dai loro Direttori, hanno portato, tramite Giornali e Tv, le notizie nelle case, diffuso le misure da prendere, gli accorgimenti per evitare il contagio, le disposizioni, i provvedimenti del Governo per arginare l’epidemia.
Ci si ammala anche in Rai, nel Servizio Pubblico, quello che 24 ore su 24 è sempre lì, con diversi Canali Radio e Tv, ad informare, ad approfondire.
Ma solo qualche giorno fa l’Azienda, che pure dispone di una Security, allestisce in tutta fretta una Task Force per affrontare l’emergenza che la colpisce al suo interno.
Disinfettanti nei bagni. Mascherine e guanti (severamente contingentati) solo a chi non può evitare contatti a meno di un metro di distanza in locali di regia, redazione e montaggio. Microfoni “boom” per chi all’esterno deve fare interviste. E poi: niente “dischi”, che potrebbero sulla loro superfice portare all’interno il virus: le immagini, i sonori registrati dalle telecamere debbono essere trasmesse ai Teleport con il “vmover”…
Mentre altre Aziende Editoriali Private, per evitare i contagi al loro interno, dispongono ed applicano velocemente lo Smart Working per i propri dipendenti, la Rai, i suoi Dirigenti la Task Force, si dimenano tra mille passaggi burocratici, mille difficoltà tecniche.
“ Da casa quel software non si carica” denuncia un collega che ha chiesto e ottenuto lo “Smart Working”. Il “Lavoro da Casa” viene proposto dall’Azienda a colleghi che non hanno pc compatibili e che non possono rientrare in sede per aziendalizzarli.
Ci sono poi quelli che per lavoro sono stati nelle zone solo ora proibite. E che a 10 giorni dal loro rientro ancora non capiscono bene cosa debbono fare: “Sto bene ma sono stato là. Ho inviato una mail alla Task Force. Mi hanno detto: ‘Stai a casa’. Ma il collega che era con me è rientrato in Redazione!” reclama uno. “Ho inviato una mail alla Task Force. Nessuna risposta” denuncia l’altro…
E’ passato più di un mese dall’Emergenza decretata dal Governo Italiano. In Rai per giorni abbiamo vissuto nella più completa confusione con disposizioni vaghe e spesso contraddittorie. Alla Rai e all’Usigrai, sindacato interno dei Giornalisti Rai che è a stretto contatto con la Task Force, chiediamo:
1) Tutela, risposte certe e tempestive a tutti i colleghi che rientrati dal lavoro dalle zone definite a rischio, si sono rivolti alla Task Force per avere informazioni sul loro eventuale rientro e soprattutto indicazioni sul percorso medico eventualmente da intraprendere.
2) “Smart Working”: immediata dotazione a tutti coloro che ne fanno richiesta o a coloro i quali l’Azienda lo ha suggerito o in prospettiva lo imporrà, di tutti i dispositivi, i supporti e l’Assistenza Tecnica di cui necessitano per svolgerlo in tutti gli orari e turni previsti per coprire anche in diretta le edizioni dei notiziari radio, tv e gli approfondimenti. Se condividiamo la necessita di svolgere in remoto il lavoro è necessario che a norma di contratto tutti questi passaggi organizzativi coinvolgano i Comitati di redazione. La rappresentanza sindacale di base è l’unica ad avere titolarità sull’organizzazione del lavoro che può mutare per le assenze, le quarantene, lo Smart working. I cdr non possono essere spettatori di decisioni assunte altrove
3) Presidi di sicurezza sanitaria (mascherine; guanti; disinfettanti) nella situazione attuale non possono essere contingentati, ma debbono essere a disposizione di chiunque lavori sia all’interno di ogni sede e struttura Rai, sia all’esterno. In particolare il numero delle mascherine fornite ad ogni settore risulta al momento assolutamente insufficiente e sta creando tensioni tra diverse figure professionali (giornalisti, montatori…)
4) la “sanificazione” degli ambienti lavorativi deve essere fatta quotidianamente e non periodicamente come accade ora.
5) riguardo all’allestimento di “postazioni mobili” e altri punti intermedi di produzione, chiediamo chiarimenti sulla loro collocazione e soprattutto sulla loro compatibilità con le norme vigenti in tema di sicurezza sul lavoro
6) sbloccare in tempi rapidi l’acquisto un congruo numero di computer di produzione che in condizioni ordinarie vengono utilizzati in trasferta e che adesso consentirebbero anche in remoto una reale ed efficace integrazione tra giornalista e montatore
7) In vista dell’applicazione del piano per ridurre in tutte le sedi, strutture, redazioni Rai la presenza di personale al fine di prevenire i contagi, chiediamo all’Usigrai di vigilare severamente affinché questa emergenza sanitaria, in prospettiva, non si trasformi in una sorta di prova generale di emarginazione dal processo produttivo e decisionale di buona parte dei dipendenti o peggio ancora di una loro drastica riduzione, ma diventi l’occasione per migliorare gli ambienti di lavoro, renderli più sani e puliti, velocizzare e rendere ancora più tempestivo il nostro prodotto, ampliare la platea di coloro chiamati ad usare le tecniche di digitalizzazione con dispositivi all’avanguardia e opportuna formazione . Ripensare in chiave digitale l’azienda significa anche ridurre il controllo “Improprio” nella produzione editoriale. Un orizzonte di libertà dei colleghi che ci sentiamo di condividere.
Ricordiamo infine solo una cosa. La ricordiamo a noi stessi, alla nostra Azienda, ai suoi Dirigenti, all’Usigrai, a tutti i Sindacati di Categoria: se collassa la Rai, se collassa il Servizio Pubblico, che ha il vanto di proclamarsi tra i primi in Europa, finisce di collassare tutto il Paese. Con esso una parte di Europa.