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Maria Grazia Mazzola: ecco perché mi candido alla Lista nazionale Fnsi

È una chiamata alle armi democratiche della professione, per questo motivo ho accettato l’invito a candidarmi per la lista nazionale FNSI informazione@futuro con Lazzaro Pappagallo. Il sale della professione giornalistica è gravemente a rischio: minacce, aggressioni fisiche e verbali, ma anche discredito interno quando l’informazione non è più ‘notizia‘, diventa megafono o insulto o disinformazione. Il pilastro del Contratto Nazionale di lavoro giornalistico da far valere e tutelare sempre, esposto sempre alle picconate. C’è bisogno di suonare la sveglia, mancano le inchieste in prima serata, in TV mancano i temi che contano, l’emigrazione, le mafie, manca il Paese con i suoi problemi, mangano i protagonisti, la società civile e il volontariato, il lavoro, i giovani, il caporalato. Dire no alla ‘casta’, alle lobby delle oligarchie, salvare i contenuti della nostra professione vuol dire oggi salvare il vaglio della democrazia, garantire la Costituzione: raccontare tutti i fatti con rigore, informazione, vera autorevole al servizio del cittadino. Il sale delle inchieste nei territori, nelle periferie in Italia ma anche in Europa, nel mondo.

Con Associazione Stampa Romana, con 60 colleghi indipendenti, abbiamo fatto un manifesto per reclamare i nomi dei mandanti di Daphne Caruana Galizia, abbiamo costruito un ponte internazionale alla Stampa Estera il 12 ottobre scorso per sostenere i colleghi minacciati di Malta, tra loro Manuel Delia e Caroline Muscat che continuano le denunce di Daphne e abbiamo acceso un conto corrente sul quale stiamo raccogliendo fondi per i due colleghi maltesi in difficoltà, lì la situazione è disperata. Malta e l’Italia sono in Europa ed è qui che è il giornalismo investigativo è stato condannato a morte: le mafie stanno facendo affari nel silenzio generale e cercano di entrare dalla finestra delle nostre democrazie. L’omicidio di Daphne Caruana Galizia, di Jan Kuciak, di Victoria Marinova ci dicono che siamo a rischio se ficchiamo il naso sui soldi sporchi. E non possiamo girare lo sguardo dalla parte opposta.

Mi candido per essere squadra con le storie professionali di INFORMAZIONE@FUTURO, tutti insieme per tentare di riportare il sindacato alla tutela ‘dal basso’, alla condivisione, a sostegno dei colleghi licenziati, disoccupati e sfruttati privi di tutele. Non c’è autonomia senza indipendenza economica e non dobbiamo arrenderci a lottare per i più deboli a sostegno della dignità umana e dei contenuti giornalistici. Voglio ricordare la collega Maria Grazia Cutuli assassinata a 39 anni in un agguato in Afghanistan, precaria per anni, pur di scrivere notizie, si era arrangiata in tanti modi e con sacrifici, col fuoco del giornalismo dentro. Assunta al Corriere della Sera nel 1999, nel 2001 viene inviata in Afghanistan. Il giorno prima dell’agguato mortale Maria Grazia aveva fatto uno scoop su un deposito di gas nervino in una base abbandonata dai terroristi di Al Qaeda. Oggi i due assassini afghani sono stati condannati a 24 anni di carcere. E’ questo il sale della nostra professione che la rende nobile, il gesto di Maria Grazia Cutuli: lanciarsi sul campo per la notizia, nonostante i pericoli. Facciamo sentire la nostra voce, usciamo dagli schemi: per un nuovo sindacato dei giornalisti credibile.

Maria Grazia Mazzola, inviata speciale TG1

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