La recente esternazione del vice premier Luigi Di Maio contro le testate di Repubblica e dell’Espresso del gruppo Gedi ha dell’incredibile; sconcerta la disinvoltura con la quale l’esponente del Movimento Cinque stelle, ora ministro del Lavoro, abbia potuto con tanta disinvoltura esprimere disprezzo totale non solo verso chi con fatica quotidiana, coscienza e professionalità li realizza, ma anche verso quei lettori che li acquistano tutti i giorni e li leggono. Si è arrivati ad auspicare la chiusura di queste testate colpite anch’esse da una crisi che si è abbattuta su tutto il settore.
Si tratta di un’aggressione gravissima alla libertà e alla difesa del pluralismo dell’informazione perché parte da un ministro della Repubblica che ha competenze specifiche sulle situazioni di crisi e che è ancor più preoccupante perché non è solo l’attacco a una testata, ma all’intero sistema dell’editoria in Italia, che vive le sue difficoltà di fronte alla rivoluzione digitale, ma che pur sempre esprime ricchezza e pluralismo a tutela di tutti. Vi sono stati errori e incapacità da parte degli editori, ma la critica radicale del ministro parte e mira ad altro, dall’idea che non sia più necessaria la mediazione giornalistica in un sistema di comunicazione globale. La consideriamo frutto pericoloso di un grande equivoco e di un’interpretazione distorta delle potenzialità del web. Questo sì terreno dove circolano in abbondanza notizie false e non verificate che rischiano di condizionare negativamente l’opinione pubblica.
La qualità e la buona informazione rappresentano una risorsa fondamentale per la democrazia e un patrimonio prezioso da tutelare per i giornalisti. Per questo per primi noi giornalisti abbiamo lanciato l’allarme sulle false notizie che inquinano il sistema dei media, coinvolgendo altre professionalità perché si impegnassero con noi a difendere la qualità dell’informazione. Le notizie vanno verificate e certificate prima di essere comunicate.
Per questo fa specie che la linea di questo governo sia quella della comunicazione senza contraddittorio, delle conferenze stampa senza domande come è successo recentemente a Palazzo Chigi con il ministro dell’economia che avrebbe voluto e dovuto illustrare la manovra economico-finanziaria del governo.
Questo è un modello pericoloso di comunicazione che mortifica chi ha la responsabilità di fornire ai cittadini un’informazione verificata e di qualità. Così si mette in discussione il diritto dovere del cittadino ad essere correttamente informato garantito dall’art. 21 della Costituzione.
A questo si aggiunge l’intenzione di tagliare i fondi per l’editoria e di cancellare l’Ordine dei giornalisti come se fossero privilegi da smantellare e non conquiste fatte a garanzia di uno Stato democratico e di una informazione libera e plurale.
Come giornalisti e giornaliste di Informazione@futuro Stampa romana nell’esprimere piena solidarietà ai colleghi di Repubblica e dell’Espresso, condanniamo fermamente questa pericolosa deriva e proponiamo a tutti i colleghi, agli organismi della categoria a partire dalle associazioni territoriali, dai cdr e dalla Fnsi di indire una forma di protesta simbolica da attuarsi il 22 ottobre, giornata mondiale contro chi perseguita i giornalisti, con l’astensione dal lavoro in tutte le testate di 30 minuti. Invita la Federazione nazionale della Stampa a fare propria l’iniziativa promuovendola nelle altre associazioni regionali, invita tutti i comitati di redazione a dare grande risalto all’iniziativa con un appello ai lettori da pubblicare per quel giorno in evidenza su tutte le testate che comprenda anche l’invito a comprare per quel giorno più di un giornale. Siamo convinti che la nostra categoria UNITA rappresenti la risposta più efficace a chi minaccia la libera espressione.
E’ la nostra mobilitazione contro chi crede di potere mettere il bavaglio a una stampa libera e responsabile.
Dal manichino impagliato, purtroppo, c’è d’aspettarsi questo e altro. E’ rozzo, ignorante e assolutamente impreparato ad un ruolo pubblico.