“Quando la stampa è libera e ogni uomo in grado di leggere, tutto è sicuro” diceva Thomas Jefferson. E noi vogliamo rafforzare la libertà del giornalista. Sul contratto non proponiamo mere rivendicazioni economiche ma modifiche che tutelino l’autonomia del giornalista per garantirne il lavoro che ha un valore sociale per un Paese democratico come il nostro. Quello che vogliamo è che il prossimo contratto nazionale difenda il capitale umano nelle redazioni e fuori, che abbia come principale obiettivo quello di difendere il futuro della nostra professione: i giovani. Occorre allargare la platea della categoria: regolarizzando coloro che già svolgono un lavoro giornalistico senza che gli sia riconosciuto e guardando anche a nuove figure professionali emerse con la rivoluzione digitale e del web. Il sindacato si deve far promotore di una nuova stagione di lotta per mettere fine all’utilizzo dei co.co.co nelle redazioni per svolgere lavoro giornalistico e affinché il lavoro precario costi di più. Rivedere quindi l’accordo sul lavoro autonomo del 19 giugno 2014. Il governo continua dare risorse per le ristrutturazioni aziendali nell’editoria, senza peraltro chiedere alcuna contropartita sindacale e allora si costituisca un Albo dell’editoria che certifichi la serietà di un progetto editoriale. La lotta alle minacce e alle intimidazioni che colpiscono la categoria e che penalizzano soprattutto i freelance si combatte non solo sensibilizzando la politica a dare risposte normative ma anche garantendo la copertura legale ai giornalisti che lavorano o collaborano con una testata e quindi obbligo di garantire la manleva a tutti. Istituire poi un nuovo Fondo Antiquerele accessibile a tutti gestito dall’Ordine e finanziato da tutti gli attori in campo. La formazione deve rilanciare e rafforzare la professionalità dei giornalisti per questo anche le aziende devono essere responsabilizzate sul tema. Pensare a nuove forme di flessibilità nelle testate, laddove possibile, per evitare i continui ricorsi ai prepensionamenti. Introdurre nel CNLG dei contrappesi ai poteri del Direttore previsti dall’articolo 6 non per limitarne le prerogative in tema di linea editoriale, ma per evitare che i giornalisti scomodi vengano messi all’angolo.
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