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67 cent all’anno: le agenzie “a secco”, serve una legge di sistema

Era metà 2017 quando il ministro dello Sport con delega all’Editoria Luca Lotti annunciò che le convenzioni con il governo per la fornitura di notizie da parte delle agenzie di stampa sarebbero state assegnate con un “bando europeo”. A quasi un anno di distanza quella procedura, che era stata immediatamente contestata dal sindacato e dalle redazioni tanto da attirarsi contro il primo sciopero che il comparto abbia mai svolto, non è ancora terminata.

Quello che doveva essere, a dire del ministro, un passo avanti verso una razionalizzazione del comparto e avrebbe dovuto addirittura aumentare le risorse a disposizione, si è rivelato essere una trappola che, nella sua gestione, ha avuto tutti i connotati di una roulette russa. E, sul fronte delle risorse, il meccanismo perverso delle gare al ribasso, con punte anche superiori al 50 per cento, ha di fatto tagliato i fondi, mettendo in ulteriore difficoltà aziende che in molti casi fanno già ricorso agli ammortizzatori sociali.

Accanto al dramma delle aziende che sono rimaste fuori dal sistema dei lotti, a partire dal Velino, e di quelle che a un anno di distanza ancora non hanno alcuna sicurezza che vi rientreranno, come Askanews, c’è l’incertezza complessiva di tutto il comparto rispetto a una voce importante, persino vitale, nei bilanci di tutti le i player. Per di più, il modello introdotto col bando Lotti non dà alcuna garanzia che, quando sarà necessario rimettere a gara le convenzioni, le storture che i giornalisti hanno vissuto sulla loro pelle non si rinnoveranno, forse anche in misura maggiore.

Il desolante fallimento del band, tuttavia, non deve far pensare che la soluzione sia un ritorno alle assegnazioni dirette. Quel sistema, caratterizzato da un’eccessiva discrezionalità, ha creato un mercato delle agenzie eccessivamente affollato e non fornisce le garanzie d’indipendenza che il Paese, in epoca di fake news, richiede all’informazione di base, che deve essere il primo baluardo a tutela della corretta informazione.

Per questo motivo, da più parti è apparsa chiara l’esigenza che vada riconosciuto alle agenzie di stampa il ruolo di servizio pubblico, che di fatto già svolgono: a fronte di una fornitura sostanzialmente gratuita di notizie, le agenzie ricevono, in forma di convenzioni pubbliche, l’equivalente di 67 centesimi all’anno per cittadino italiano. (compresi bambini e non scolarizzati), meno del 2 per cento del canone Rai.

La produzione di notizie non può essere trattata come l’appalto per l’acquisto del bitume: ha un rilievo costituzionale e una funzione centrale nella dialettica democratica e nella formazione delle politiche pubbliche.

Stamparomana, rispondendo all’impasse provocata dal bando Lotti, oltre a essere accanto alle redazioni in lotta, ha tentato di riempire un vuoto di proposta, dapprima convocando gli stakeholder del settore a un confronto e, sulla base di questo, ha elaborando un progetto, con il fattivo contributo dei Cdr delle agenzie, da presentare alle parti e alla politica per una legge di settore.

L’idea è quella di dare alle agenzie di stampa uno status di fornitori di servizio pubblico, che consente l’accesso a un fondo per l’informazione di base. A fronte di precise garanzie di indipendenza, qualità, correttezza nei rapporti di lavoro, una commissione istituzionale, quindi non più il solo esecutivo, è chiamata ad accordare questo status e a ripartire il fondo. Si tratta di un’ipotesi che darebbe costanza e certezza al finanziamento e, nello stesso tempo, qualificherebbe il lavoro d’agenzia su standard elevati, vincolando  ancor di più il lavoro di agenzia sulla produzione di informazione di qualità.

L’obiettivo di Stamparomana sarà ora quello di proporre questo documento in sede nazionale, datoriale e alla politica, perché diventi una base di lavoro per chi dovrà effettivamente, in sede parlamentare, produrre le norme. Sarà un lavoro di sensibilizzazione, ma soprattutto d’informazione, per far comprendere in maniera precisa a chi dovrà decidere, nel nuovo Parlamento, come agenzie di stampa solide e indipendenti siano una garanzia per tutti, un valore da tutelare, un presidio per la tutela degli interessi del Paese, un patrimonio da valorizzare.

Antonio Moscatello:
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