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Ammanco Usigrai: il buco si allarga

di Lazzaro Pappagallo, Giunta Fnsi

Siamo a un passo dalla chiusura delle indagini per la vicenda degli ammanchi Usigrai.Ieri una nota del sindacato ha informato gli iscritti di quanto sta accadendo in procura.Sono coinvolte due persone, un pensionato ex collaboratore e un grafico. Avrebbero in concorso organizzato la spoliazione delle casse del sindacato.

Insomma ci avviamo alla fine delle indagini e al momento in cui tutta la vicenda sarà passata al setaccio dei giudici.
Con le nuove informazioni a disposizione possiamo in sostanza affermare alcune cose confrontandole con l’articolo del Fatto quotidiano firmato da Alessandro Mantovani che aveva svelato cosa stesse succedendo nelle stanze di Saxa Rubra e nelle casse dell’Usigrai.

Mantovani aveva ragione a perimetrare i fatti oggetto di indagine al triennio post 2020 sotto la responsabilità dei segretari Vittorio Di Trapani e Daniele Macheda (ed Ezio Cerasi nella sua attività di garante sulle questioni economiche). Dunque anche durante l’anno di pandemia con le attività sindacali remotizzate.
Il cronista si era sbagliato in difetto nel dettagliare la somma sottratta alle casse dell’Usigrai. Non si tratta di decine di migliaia di euro fino a centomila ma di 156.000 euro. In sostanza i presunti autori di reati che la magistratura dovrà accertare, ascoltando anche le ragioni della difesa, avrebbero di anno in anno sottratto un quinto del bilancio Usigrai, non proprio spiccioli.


UNA ORGANIZZAZIONE DISASTROSA

In questo anno molto convulso dal momento dello scoppio dell’affaire ammanchi abbiamo chiesto parole di verità e di chiarezza. Se sul piano delle notizie criminis, dopo la denuncia del segretario Macheda, iniziamo ad avvicinarci all’obiettivo, siamo lontani anni luce invece sulla questione trasparenza.
E’ stata ignorata una raccolta firme di duecento colleghe e colleghi che voleva immediatamente capire come fosse stato possibile il verificarsi di tali eventi.

Sotto traccia anche nel comunicato di ieri ci sono un paio di passaggi che fanno sobbalzare.
L’ex collaboratore è definito “prestatore d’opera”. A oggi gli iscritti non sanno a che titolo giuridico il pensionato avesse ruoli di responsabilità contabile, finanziaria ed amministrativa all’interno dell’Usigrai. E non sanno a che titolo fiduciario il suo rapporto sotto altre vesti (quali?) fosse proseguito al di là della naturale scadenza del suo impiego da dipendente della Rai.

Altro passaggio ai limiti dell’incredulità è questo. Lo riportiamo integralmente. “Abusando della sua qualifica di prestatore d’opera, avrebbe indotto in errore circa le sue condizioni personali l’operatore di sportello bancario sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona, ovvero ai soggetti facoltizzati presso l’istituto di credito, ovvero Daniele Macheda ed Ezio Cerasi”.

Tradotto: si sarebbe presentato allo sportello nei giorni pari come Daniele Macheda e in quelli dispari come Ezio Cerasi? Avrebbe usato sagome di lattice con i loro visi? Avrebbe usato le loro firme per incassare i soldi? E a quale titolo? Fingendo quali operazioni?

Solo e tutto a voce con il conto in una filiale distante dalla sede Usigrai cento metri? E Macheda e Cerasi (e prima Di Trapani) non si potevano dotare di quei token che segnalano prelievi e movimenti bancari come la stragrande maggioranza dei cittadini italiani?

Non è dato (ancora) sapere. Chissà se il segreto istruttorio fa ancora scudo alla mancanza di chiarezza.

UNA MONARCHIA  ASSOLUTA

Se dunque siamo lieti che il pubblico ministero non abbia ravvisato profili penali a carico dei responsabili del sindacato resta sul campo l’altra questione, strettamente sindacale, l’unica sulla quale abbiamo sempre insistito.

 Come è stato possibile aver generato questo buco? Cosa non ha funzionato? Di chi è la responsabilità? E’ stata colpita l’organizzazione o sono stati colpiti gli iscritti?
Iniziamo da quest’ultimo punto.

In ogni riflessione (obbligata) su questa storia, Usigrai ha rubricato la vicenda ammanco come uno scacco per l’ORGANIZZAZIONE. Dunque l’organizzazione deciderà come e su chi rivalersi essendo stata colpita e affondata.

La nostra prospettiva è opposta.


Sono stati colpiti e affondati i diritti e i danari degli iscritti


Se fosse stato per le quote sindacali dei dirigenti dell’ORGANIZZAZIONE i due presunti autori di reato avrebbero incassato a mala pena diecimila euro. A essere stati defraudati delle quote sindacali sono invece i semplici iscritti, tutti coloro che, credendo in totale buona fede a un sindacato unitario, versavano (e versano) di mese in mese il loro obolo.

Noi Giornalisti Rai giustamente faceva notare che al centro della contesa ci sono loro, totalmente trascurati nelle considerazioni dei dirigenti.
E qui veniamo alle altre questioni.

Abbiamo sentito in sede sindacale autoassoluzioni per la serie: Perchè convocate me a Stampa Romana. E non tutti i segretari Usigrai dalla fondazione, cioè dall’inizio degli anni ottanta? Perché dovevamo cambiare le regole se nessuno ha mai avuto nulla da ridire sui conti Usigrai e sulla relativa organizzazione? Addirittura in un momento di comicità involontaria qualcuno ha paragonato se stesso ad una vecchietta scippata all’uscita dalla posta.

Converrete con noi: una vecchietta parecchio ricca (156mila euro nella borsetta con ripetute azioni aggressive pluriennali) e decisamente sprovveduta o intontita dal caldo o dall’afa se non ha mai sentito il bisogno di farsi accompagnare da un parente stretto…..

La capacità di generare comicità di queste risposte fa il paio con la capacità indefessa di autoassoluzione di questi dirigenti.
“Non poteva che andare così. Si fidavano tutti di questo ex collaboratore. Anche a voi sarebbe successa la stessa cosa”.
Potete stare tranquilli. 

A noi (Stampa Romana) non sarebbe successa la stessa cosa. 
E non sarebbe capitato sia perchè ci sono adeguate regole statutarie con tesorieri e revisori dei conti che guardano in tempo reale cosa accade ai soldi degli iscritti e hanno cura di esercitare il loro ruolo. Li dovremmo avere a breve in Usigrai a valle del congresso e ci sono volute 156mila buone ragioni (e la nostra pressione) per arrivarci.

Non sarebbe capitato perché le critiche legittime vanno accolte. A noi risulta che il collega e capo dell’economico del Giornale Radio Rai, Americo Mancini, in precedenti esecutivi Usigrai avesse alzato la sua attenzione sui conti e le sue richieste fossero state sbrigativamente archiviate. 
E soprattutto perché l’organizzazione, se si pone al di sopra degli iscritti, sconfina nella monarchia assoluta.
E le monarchie assolute sono state felicemente e giustamente ribaltate un paio di secoli fa. 


LE SCUSE AGLI ISCRITTI

Nella nota Usigrai avremmo tanto voluto leggere una dichiarazione del genere.
“Crediamo che il sindacato debba scusarsi con le colleghe e i colleghi iscritti per non avere vigilato su quanto stesse accadendo alla cassa comune. Pertanto mentre prepariamo le necessarie modifiche statutarie per recuperare credibilità porgiamo le nostre più umili e sentite scuse agli iscritti”.
Non è mai troppo tardi.

Ultima nota: grazie agli ammanchi ed ad una gestione irresponsabile, Usigrai si è spaccata ed è nato Unirai.

E il tema di chi siamo prima del congresso sarà oggetto di altre doverose riflessioni proprio per tutelare e garantire iscritte e iscritti. 

Lazzaro Pappagallo:
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